Viviamo nella società dei consumi. Tutti “divoriamo” beni essenziali e a volte anche inutili. Siamo consumatori sollecitati a rimpinzarci di novità create dai media attraverso la pubblicità , con le sue strategie di marketing e la moda .
Dopotutto, nella società capitalistica in cui viviamo il consumo è l’olio che lubrifica il motore. Più consumi, più posti di lavoro, più benessere.
Le nostre scelte sono condizionate dal contesto sociale in cui viviamo e di cui facciamo parte integrante. Siamo passati da un Homo Economicus ad un Homo Sociologicus dove le azioni personali sono influenzate fortemente dalla società. Quindi un uomo razionale che si basa sul rapporto costi /benefici nei confronti di una determinata scelta ad un uomo sempre più influenzato dalla pubblicità ,dalla moda, dalle relazioni familiari, amicali,insomma da tutte le relazioni sociali di oggi e di ieri. Queste due teorie fanno parte di un percorso teorico pratico che porta a capire a cosa serve la moda o la pubblicità. Per la teoria economica compriamo una cosa se ci è utile e se ci conviene a livello di prezzo e quindi se ho un buon rapporto costi/benefici compriamo l’oggetto . Domandiamoci che succede quando compriamo un oggetto che non serve o che sappiamo che stiamo commettendo uno sbaglio nel comprarlo?Se lo compriamo ugualmente per la teoria sociologica la motivazione indiretta all’acquisto è data dalla moda in quanto cerchiamo di emulare determinati stili di vita anche a scapito del rapporto costi-benefici. . Per brevità di spazio nominiamo alcuni sociologi che hanno studiato il consumo la moda, lasciando tracce evidenti anche negli studi di oggi: I sociologi Gorge Simmel e Thorstein Veblen . Fino dai primi studi sulla moda e il consumo in genere si è ampiamente dimostrato che esiste un processo di imitazione/ emulazione dalle classi meno abbienti a quelle più ricche . Già dal 1895 Gorge Simmel (1858-1918 ) parlando della Moda affermava che “l’individuo è sottoposto a due pressioni una la tendenza all’imitazione ,l’altra alla differenziazione. “ (saggio :La moda) ovvero: vuole essere anche lui uguale agli altri , vuole fare parte di un determinato gruppo, di una collettività , vuole essere parte della società in cui vive e quindi segue una certa moda un certo stile e , però, si vuole anche differenziare in quanto vuole essere originale vuole essere riconosciuto come un riferimento da seguire , un anticipatore. Pertanto si entra in un circolo vizioso dove la classe sociale più forte consuma beni di lusso e quella inferiore cerca di uguagliare la classe superiore; una volta che l’imitazione va a buon fine la classe superiore inventa altri e diversi beni di lusso e il ciclo ricomincia . Thorstein Veblen (1857-1929) nel suo libro “ La teoria della classe agiata” (1899), afferma che la ricchezza posseduta viene esibita per una forma di classificazione sociale; si comprano gli oggetti non tanto per necessità ma per ostentare una certa posizione sociale, posizione che è direttamente proporzionale alla ricchezza posseduta e che pertanto la si vuole dimostrare. “vestire alla moda”,indossare certi gioielli, orologi,guidare macchine di lusso è , secondo questa teoria la voglia di trasmettere l’appartenenza ad una classe agiata .(Sociologia della moda Frèdèric Monneyron –editori la terza ). Come si può capire oggi, parlare di aristocratici , di ricchi borghesi insomma di ricche classi sociali a differenza di quelle con meno reddito è anacronistico infatti la possibilità di acquistare determinati prodotti è alla portata di tutti . Viviamo in un “democratizzazione dei consumi” .Per studiare meglio le abitudini dei consumatori ,oggi, si parla di stili di vita. Pertanto la stratificazione sociale si svolge in modo trasversale e non più a piramide sociale ricchi in alto e poveri in basso ; pertanto persone che appartengono a certi stili di vita con lo stesso gusto e stesse preferenze nello scegliere determinati beni .Oggi infatti le possibilità economiche sono superiori di un tempo e ci sono più occasioni di prendere parte accessi al capitale culturale e sociale della nostra società. Con gli stili di vita si riconosce un cambiamento di paradigma in quanto si evidenzia il ruolo attivo del consumatore con le sue preferenze, spirito critico.
Quindi un consumatore meno influenzato dalla stratificazione sociale,dalla pubblicità ,dalla moda con più spirito critico ,infatti oggi è sempre più informato su tutto, e con l’intenzione di comunicare attraverso il possesso di determinati beni che fanno parte del suo stile di vita. Ecco che oggi la sociologia porta il suo “focus di attenzione “ sullo studio delle subculture e sugli stili di vita in quanto espressione sociale della società e del gruppo di riferimento. Pertanto un certo stile di vita che corrisponde ad una certa subcultura con specifiche regole ,con determinati elementi significativi e certe forme di comportamento. Un consumatore che attraverso delle modalità comunicative , dei codici comunicativi come (casa, arredamento , macchina,orologi, abbigliamento,cultura determinati comportamenti)che permettono di fare socializzare/comunicare dare identità alla subcultura di riferimento.
Pertanto la tesi di Simmel si può ,con alcune attenzioni, ritenere ancora valida ma proietta tata , oggi, sugli stili di vita. Faccio un esempio, quando si vedono persone vestite alla moda ma che hanno un accessorio particolare come su un vestito scuro mette i calzini rossi. Quindi elegante vestito scuro per la collettività ma con un tocco di originalità per differenziarsi. Oppure indossare un certo tipo di orologio di valore. Oppure quando compriamo un telefonino lo si vuole acquistare appena viene presentato perche vogliamo appartenere allo stile di vita degli innovatori mostrare che siamo all’avanguardia e sappiamo anche che altri ci seguiranno. Una volta comprato ne uscirà un altro e il ciclo ricomincia .La moda ha avuto il suo massimo riscontro sociale negli anni 80, almeno in Italia in quanto con la comparsa del “made in Italy” composto da vestiti griffati eseguiti da grandi stilisti italiani , ha prodotto attraverso i capi griffati un elemento ancora più forte di comunicazione in quanto la griffe è più personale, indica un certo stile , un’appartenenza ad un certo stile di vita sei “In non Out” in questa società dei consumi. Vestire un capo griffato fa sentire le persone più apprezzate,più riconoscibili,dona un certo fascino.
La moda come la pubblicità propongono un sogno, una immagine a volte irraggiungibile ,valorizzando più il valore comunicativo che il valore d’uso dell’oggetto di uso dell’oggetto ,più il desiderio di essere qualcuno,di immedesimarsi in qualcuno ad esempio nei testimonial televisivi; indossare certi capi per sentirsi qualcuno, per appartenere ad un certo gruppo, per aderire allo stile di vita sognato.