Giuliano Bruni

Lo stress questo sconosciuto

In una società moderna come è quella di oggi parlare di stress è di grande attualità ed è un qualcosa che ci riguarda direttamente . Tutti ci siamo sentiti almeno una volta stressati. Lo studioso Hans Selye definì lo stress come la risposta dell’individuo sottoposto a sollecitazioni prolungate “stressor” che possono essere di tipo fisico,mentale e sociale. La “Sindrome Generale di Adattamento” si distingue in tre fasi:

  • Allarme; il soggetto è in una fase di allerta si ha una forte alterazione dell’omeostasi del sistema individuale.

  • Resistenza; il corpo cerca di riequilibrare il sistema.

  • Esaurimento; gli “stressor” se prolungati provocano effetti nocivi sull’individuo sia a livello fisico che psichico .
Bisogna ricordare che esiste uno stress buono (dal greco suffisso della parola eu) “Eustress” e uno stress cattivo “Distress” (dal greco suffisso della parola di). Un po’ di stress positivo è importante ; è quello che c’è in ognuno noi e che serve per affrontare la vita : facciamo l’ esempio di un esame all’università che potenzialmente può essere causa di stress ma che allo stesso tempo è di aiuto per fronteggiare l’esame.
Lo “stressor”, per indurre a “stress” ,deve essere prolungato nel tempo e soprattutto deve essere percepito soggettivamente come negativo e di conseguenza può,nel tempo, portare a preoccupanti forme di alterazioni psicofisiche o di relazione. Paragoniamo la persona ad una caraffa vuota che vogliamo riempire di acqua ; l’acqua è il nostro “stressor” se iniziamo a versare piano piano e continuamente , l’acqua uscirà dalla caraffa così accadrà all’individuo: più stimoli fastidiosi percepiremo e più riempiremo l’organismo che finirà per essere stressato. Non dobbiamo dimenticare che ognuno di noi ha un punto di rottura dell’omeostasi del sistema infatti ad una forte e prolungata fonte di “stress” si reagisce in modo diverso. Infatti, ognuno di noi ha i propri limiti superati i quali finiamo in situazione di stress .
Ecco pertanto l’importanza della rappresentazione soggettiva della vita quotidiana;
quello che per un individuo può essere stressante, per un altro individuo può non esserlo. Sul lavoro, in famiglia , nelle relazioni insomma nella vita quotidiana bastano spesso degli screzi per farci stare male. Ad esempio nel campo del lavoro pensiamo al sovraccarico delle ore lavorate,ai problemi con i colleghi che possono addirittura sfociare nel mobbing”. Tutti elementi di grande preoccupazione ai quali si è aggiunta oggi, in particolare modo , la paura di perdere il lavoro .La cosa più importante è percepire i nostri limiti ;riuscire a vederli ,ad essere consapevoli della nostra massima tollerabilità e poter attivare delle strategie di “coping” per attenuare o eliminare il fastidioso “stress”. Tutti noi consciamente o inconsciamente attuiamo delle strategie “(Problem Solving”) quando ci troviamo in difficoltà. Se un individuo non è conscio delle sue strategie di “coping” è importante che se ne appropri . Voglio riportare delle utili strategie di” coping” che ho ricavato da alcuni questionari distribuiti ai partecipanti durante i corsi che ho svolto sullo stress lavoro correlato per la figura del Responsabile per la Sicurezza dei Lavoratori (R.L.S.) come: rilassarsi - Ascoltare musica -fare sport –leggere- giocare- isolarsi –dormire –vedere i programmi preferiti in tv – un bagno caldo rilassante –massaggi –trascorrere del tempo con la persona che si ama -mangiare –coltivare hobby-. Aggiungo altre strategie che non sono nell’elenco ma che a mio avviso sono di estrema importanza come: delegare sul lavoro, dedicare più tempo a noi stessi e alla nostra vita di relazione,accettare che si può sbagliare e che gli errori devono servire per crescere ; non possiamo essere perfetti permettiamoci anche di sbagliare chiaramente non andiamo avanti ad oltranza sull’errore, se non ce la facciamo rivolgiamoci ad un esperto (counselling - psicologo).

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