Diretto da Peter Weir
The Truman Show è un film del 1998 interpretato da Jim Carrey, fino ad allora conosciuto principalmente per ruoli comici in film demenziali[2], in una delle sue prove attoriali più apprezzate. La pellicola è una satira fantascientifica, ispirata parzialmente a un episodio di Ai confini della realtà[5] e alla moda allora nascente di raccontare la vita in televisione attraverso i reality show, immaginando una situazione paradossale, portata all'estremo, dalla quale emergono temi filosofici.
Il film è stato candidato a tre Premi Oscar nel 1999 e premiato con tre BAFTA e altrettanti Golden Globe
La trama: Truman Burbank nasce ripreso da una telecamera. Poi, per trent'anni continuerà ad esser ripreso a sua insaputa da telecamere che lo seguiranno in ogni luogo della sua vita, per strada, al lavoro, a letto. Lui non lo sa, ma fa parte di uno show televisivo. Tutto ciò che c'è intorno a lui è un set, le persone sono attori e comparse, le case, la polizia, i vigili del fuoco, tutto è set, persino l'acqua del mare è fasulla. Sua moglie e il suo migliore amico sono attori. Sopra tutti c'è Christof, dio-demiurgo-produttore, che gestisce la vita del poveretto. Naturalmente tutta l'America impazzisce per il programma verità, in virtù della regola del voyeurismo, molla televisiva irresistibile. Poi Truman ha qualche sospetto, diventa sicuro del trucco e cerca di scappare più volte.
Subito una citazione per lo sceneggiatore Andrew Nicol, davvero geniale in certe soluzioni. Idea centrale straordinaria, con tanti bei manifesti e simboli: i media sono ormai tanto invadenti da non essere più passatempo, ma tempo, ma forse, ci possiamo ancora salvare. Proprio per tutti questi contenuti il film si rivela uno splendido esercizio, una rivisitazione avanzata della parabola del grande fratello. E proprio per questa ragione è inevitabilmente costretto ad essere freddo, e più adatto a un dibattito per addetti che al popolo del cinema.